Riciclare la plastica per salvare i mari

Il riciclo della plastica è una necessità non solo economica, ma anche ambientale, per salvaguardare gli ambienti marini e i territori. In Italia una filiera modello, i cui numeri possono ancora crescere.

01-06-2020

Talmente diffusa da essere considerata un materiale simbolo del nostro tempo, la plastica è onnipresente nella nostra vita ed è, in realtà, un materiale che ha fatto la sua prima comparsa nel mondo parecchio tempo fa: nel XIX secolo in Inghilterra e negli Stati Uniti ebbero luogo i primi esperimenti per la produzione di materie plastiche semisintetiche, mentre più indietro nel tempo materiali simili venivano ricavati da materie prime presenti in natura come corno, ambra, gommalacca.

La storia della plastica

La prima plastica definibile come tale, molto prima che l’esigenza del riciclo si facesse sentire, fu la parkesina, inventata nel 1862 dall’inglese Alexander Parkes. È nel 1909, invece, che la prima plastica completamente artificiale ha fatto la sua comparsa nel mondo: è la bachelite, inventata dal chimico belga Baekeland. Da qui la famiglia delle plastiche iniziò a svilupparsi e diffondersi su larga scala poiché in grado di risolvere molti degli ostacoli che altri materiali non riuscivano a superare, rivelandosi versatile, resistente, economica.

Oggi, la famiglia delle plastiche è estremamente ampia ed è composta da polimeri di diversa natura. Tra tutti, il PET è il più diffuso per la produzione di bottiglie per bibite ed è completamente riciclabile.

Il riciclo del PET è reso difficoltoso in un solo caso, ovvero quando il contenitore viene rivestito con un foglio plastico colorato di altro polimero, il quale rende più complesso il riconoscimento da parte dei detettori ottici che selezionano il materiale da avviare al riciclo.

L’importanza del riciclo

La raccolta differenziata e il riciclo degli imballaggi in plastica permettono la produzione di nuova materia prima “seconda” con notevole risparmio di energia e di risorse non rinnovabili contribuendo così  a ridurre l’inquinamento. Su questo fronte, l’Italia registra numeri virtuosi con trend in continuo miglioramento. Secondo i più recenti dati Corepla, nel 2016 è stato riciclato il 41,1% dei rifiuti di imballaggi in plastica con un target fissato per legge al 26%.

La plastica, infatti, ha applicazioni pressoché infinite, tanto che con il materiale recuperato si potrebbe costruire anche un’intera casa, dalle tegole alle grondaie, fino ai cavi e passacavi, alle pareti, al pavimento e infine ad alcuni elementi di arredo.

Non solo: da dieci bottiglie di plastica riciclate si può ottenere PET sufficiente a fare un maglione; da 20 bottiglie di plastica una coperta di pile, da 67 l’imbottitura per un piumino matrimoniale. Questi numeri lasciano intuire quanto riciclare la plastica sia una responsabilità di ogni singolo individuo: un perfetto esempio di quanto gli atti di ciascuno di noi abbiano un impatto su larga scala. 

Riciclare la plastica non significa dunque soltanto recuperare materia prima preziosa, ma anche alimentare un sistema industriale in grado di offrire nuovi posti di lavoro, nuova ricerca e sviluppo.

Inoltre, migliorare la gestione dei rifiuti a terra affinché non finiscano in mare o vengano bruciati senza accorgimenti disperdendo sostanze nocive nell’atmosfera, vuol dire contribuire alla tutela di interi ecosistemi attualmente a rischio a causa dei rifiuti e delle microparticelle disperse nell’ambiente: non solo una necessità, ma una assoluta priorità per la salvaguardia del nostro pianeta.