Quando la tecnologia aiuta la natura
Sicuri, affidabili e facilmente integrabili nel regolare flusso di lavoro per lo scouting delle colture, i droni costituiscono una soluzione per la prevenzione e la riduzione dei danni in agricoltura e per la lotta alle principali difficoltà del settore.
Siamo abituati a pensare ai droni perlopiù come a strumenti ludici o per fare splendidi scatti fotografici dall’alto. In realtà le loro applicazioni sono estremamente varie e, nonostante la crescita esponenziale avuta negli ultimi anni, in alcuni settori produttivi il loro utilizzo risale agli anni Ottanta.
A livello mondiale, secondo una recente analisi di PwC, il mercato dei droni utilizzati nei diversi comparti industriali ha ormai raggiunto un valore di 127 miliardi di dollari, pari a 114 miliardi di euro. Una cifra davvero rilevante, composta in buona parte da mezzi impiegati nella produzione agricola, settore in cui i droni possono offrire numerose soluzioni a problemi quali il progressivo aumento del consumo di risorse legato al considerevole incremento della popolazione mondiale previsto nei prossimi anni. Sempre secondo l’analisi di PwC, infatti, solo nel settore agricolo il mercato dei droni vale 32.4 miliardi di dollari, pari a 29 miliardi di euro.
Cifre da capogiro che indicano la grande diffusione di questa tipologia di strumenti ma che, al contempo, non devono spaventare: sicuri, affidabili e facilmente integrabili nel regolare flusso di lavoro per lo scouting delle colture, i droni costituiscono una soluzione relativamente economica per la prevenzione e la riduzione dei danni in agricoltura e per la lotta alle principali difficoltà del settore. Sorvolando le coltivazioni per raccogliere immagini aeree, permettono di diagnosticare con grande precisione criticità e problematiche legate all’irrigazione, alle variazioni delle condizioni del suolo e alla diffusione di funghi infestanti, donando una visione d’insieme impossibile da costruire a occhio nudo. Una fotografia puntale che può essere scattata ogni settimana, ogni giorno od ogni ora per gestire al meglio le colture.
Molti droni, poi, sono in grado di fornire immagini tramite infrarossi, permettendo di riconoscere in modo immediato le piante sane da quelle malate. Combinando immagini digitali prese in diversi momenti, inoltre, rendono possibile il monitoraggio dell’evoluzione delle piante, offrendo dati importanti per il miglioramento della produttività dell’intero campo.
Non solo: esistono droni in grado di effettuare la semina, riducendo il relativo costo dell’85%; altri possono generare mappe 3D del terreno che consentono di progettare l’irrigazione in modo più efficiente e produttivo; altri ancora consentono di determinare la quantità esatta di fertilizzante necessaria in un dato punto della coltivazione, ottimizzando il suo uso su tutto il terreno.
Tutte queste informazioni sono costantemente a disposizione in modalità on demand: in qualsiasi momento l’agricoltore può decidere di utilizzare il drone per raccogliere dati utili in real time e processabili in poche ore. In questo modo, si possono abbattere i costi e anche ridurre le tempistiche necessarie per decisioni e interventi a favore del miglioramento della qualità delle coltivazioni, con una importante funzione preventiva.
Anche la scarsità idrica è un’importante problematica che è possibile affrontare con l’aiuto dei droni. È quanto avviene nel progetto A.C.Q.U.A - Agrumicoltura Consapevole della Qualità e Uso dell’Acqua, promosso dal Distretto Agrumi di Sicilia e dal Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura (Dicar) dell’Università di Catania, con il contributo non condizionato di The Coca‑Cola Foundation.
Il progetto, che ha appena preso il via e si concluderà nel 2020, si sviluppa attraverso una serie di interventi e la realizzazione di un impianto pilota di irrigazione sostenibile, tramite una mappatura delle pratiche di irrigazione già in atto e un monitoraggio dello stress idrico degli agrumeti realizzato tramite droni.
«Puntiamo a dare un contributo tecnico e fattivo a tutta la filiera - spiega Federica Argentati, presidente del Distretto Agrumi di Sicilia - perché prestare attenzione al tema delle risorse idriche è quanto mai necessario, visti gli eventi climatici che hanno caratterizzato le ultime stagioni. È nostro compito supportare le imprese della filiera agrumicola, su tutto il territorio regionale, nell’affrontare processi di conoscenza e ottimizzazione delle risorse dal punto di vista della qualità, dell’efficienza, della riduzione dei costi e, naturalmente, nel rispetto dell’ambiente. L’acqua è una risorsa fondamentale e dobbiamo imparare a utilizzarla in modo intelligente, riducendo gli sprechi e le inefficienze del sistema e operando un’agrumicoltura che rispetti il territorio e riesca a preservarlo».
La prima delle azioni previste è la mappatura tramite droni per registrare qualità e quantità dell’acqua proveniente da diverse fonti, sia pubbliche sia private, metodi di irrigazione in uso, consumi idrici e relativi costi, in modo da verificare le pratiche aziendali e registrare le esigenze di produttori e trasformatori. Questi dati saranno il punto di partenza per valutare il ricorso a risorse idriche non convenzionali, come fertirrigazione e biostimolanti, la riduzione di prodotti chimici per una maggiore protezione dell’ambiente e dei consumatori o tecniche di desalinizzazione per l’irrigazione con acqua salmastra. I dati raccolti verranno poi inseriti ed elaborati all’interno di una piattaforma che permetterà di facilitare anche la visualizzazione interattiva della mappatura.
Droni con speciali sensori consentiranno, inoltre, la mappatura dello stress idrico delle colture, per progettare un impianto pilota di irrigazione sostenibile degli agrumeti. L’obiettivo è creare un campo esemplificativo che mostri le pratiche per utilizzare e riutilizzare l’acqua e sostenere le buone pratiche nella filiera agrumicola: ripristinare l’impianto di irrigazione degli agrumi attraverso l’energia solare grazie ad alcuni accorgimenti, quali la creazione di un serbatoio di accumulo per contenere i flussi di acqua invernali, l’installazione di un impianto fotovoltaico pilota galleggiante sulla superficie del serbatoio, la creazione di più sistemi di irrigazione nell’agrumeto e piante campione per la fertirrigazione e l’uso di bio stimolanti. L’impianto rimarrà poi a disposizione per formare studenti, tecnici e imprenditori.
«Dal punto di vista tecnico-scientifico - spiega Antonio Cancelliere, Ordinario di Costruzioni Idrauliche, Marittime e Idrologia al Dicar e responsabile scientifico del progetto - il progetto ha una duplice finalità: da un lato si intende contribuire alla definizione di un quadro conoscitivo sull’uso dell’acqua nella filiera produttiva agrumicola in Sicilia, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, attraverso un'attività di raccolta dati e la successiva elaborazione attraverso tecniche WebGIS. Parallelamente, saranno sviluppate azioni di tipo dimostrativo, volte a diffondere metodologie innovative per l’uso sostenibile delle risorse idriche tramite l’utilizzo di droni e la realizzazione di un impianto di irrigazione pilota».
Il coinvolgimento della The Coca‑Cola Foundation nel progetto A.C.Q.U.A rispecchia l’impegno che The Coca‑Cola Company ha assunto a livello globale: reintegrare il 100% dell’acqua usata. In Italia, anche gli imbottigliatori si sono impegnati con azioni concrete sul territorio, per crescere in modo responsabile e sostenibile. Inoltre, grazie alla The Coca‑Cola Foundation, solo in Italia dal 2010 a oggi sono stati reinvestiti oltre 5,4 milioni di euro per progetti nelle comunità locali: in particolare, in Sicilia dove dal 2014 vengono promosse diverse iniziative a sostegno della filiera agrumicola, rinsaldando la relazione con un territorio speciale, nel quale è nata Fanta, da sempre prodotta con succo di arance 100% italiane.